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GIOVANNI PASCOLI
A riposo

 

...o poti i rari rosai che recano
pii chi le prime rose chi l’ultime,
o leghi i crisantemi e i cespi
de’ glauchi garofani crespi...


 

 

Vada e riposi, dunque: dimentichi
l’erte fatali che fulminavano

la terza Italia, ai dì migliori

montante co’ suoi tre colori.

Addio, sull’alba, trotto di cauti
cavalleggeri; piume, tra gli alberi,
di bersaglieri; addio brigate,
immobili, allineate;

che sui fucili curve, gli zaini
al dosso, avanti guardano, attendono...
oh! il primo, in un fugace alone,
baleno e fragor di cannone!

Al suo Bernezzo, verde di pascoli,
verde di gelsi, torni, ed al tacito
castello, ov’ora, sole e gravi,
bisbigliano l’ombre degli avi.

Tra l’armi avite, scabre di ruggine,
anch’essa antica stia la sua sciabola;
e il suo cavallo pasca lento,
e più non interroghi il vento.

Non lui col noto squillo solleciti
la tromba, o chiami col tonfo quadruplo
e il ringhio, giù di sulla porta,
la silenzïosa sua scorta.

La notte e il giorno lunghi partitegli
tra lievi sonni, tra piccole opere
voi ora, querule campane,
voi galli dall’aie lontane.

E le semente curi, e le floride
viti rassegni, pampane e grappoli
mirando attento, e poi ritrovi
le fila dei nitidi bovi;

o poti i rari rosai che recano
pii chi le prime rose chi l’ultime,
o leghi i crisantemi e i cespi
de’ glauchi garofani crespi:

e al focolare vecchio dove ardono,
adagio, i ciocchi di vecchie roveri,
attuti, immobile al suo canto,
la doglia dell’omero franto;

o dorma al lene fruscìo del garrulo
rivo, che pure, dopo una torbida
acquata, va col tuon, tra i sassi,
di truppa infinita che passi...

Poi dorma il sonno più forte, l’ultimo:
serenamente; poi ch’egli l’ultimo
dei sonni, forte, non più forte,
lo sa; la conosce la morte:

poi ch’egli cadde già per l’Italia,
poi ch’egli visse tra noi già martire!
Fosse ora morto di ferite,
oh! dava alla Patria due vite!

Due vite hai dato. Due per il giovane
suo tricolore, tu coi cadaveri
già bilanciato sulla fossa
di calce a non farti più ch’ossa!

Ma, quando il giorno verrà che vindice
quel tricolore s’alzi e si svincoli,
o esperto di risurrezione,
risorgi! Ed accorri al cannone.

Sonò l’attenti già per la carica...
sprizzan fuor aspre tutte le sciabole.
Cavalli e cavalieri ansando
già fremono in cuore il comando.

Devi, il comando, ruggirlo, o reduce
dalla Campagna Rossa, tu al turbine!
sei tu, sei tu, che atteso hai troppo,
che devi tonare: galoppo –

MARCH’... Ed avanti tutti coll’èmpito
tanti anni dòmo, tutti con l’ululo
tanti anni chiuso in faccia al mondo...
a fondo, ricòrdati, a fondo!

 

Novembre del 1909

 

da ODI E INNI – A riposo (pag. 440)

 


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